Alla scoperta dei The Sound e di Jeopardy.L’album di debutto della band inglese che forse non è stato compreso fino in fondo.
Ecco il link per sentire l’album tutto d’un fiato.
The Sound nascono in Inghilterra sul finire degli anni 70.
La formazione originale vede:
- Adrian Borland: chitarra, voce e principale paroliere
- Graham “Green” Bailey: basso
- Michael Dudley: batteria
- Colvin “Max” Myers: tastiere
L’album di debutto è Jeopardy, pubblicato dalla Korova Records, una piccola etichetta figlia della Warner Bros, nel 1980.
Parlare di Jeopardy è un grande salto nella bellezza dei testi e delle musiche di Adam Borland.
L’album si apre con I Can’t Escape Myself, una morbida cavalcata dove le chitarre dolci ma sofferenti si legano alla perfezione con il bassone super annaffiato e plettroso degli anni 80.
La voce di Borland si incastona con dolcezza e maestria, giocando con synth acidi e incazzosi, promettendo una fuga dalle nevrosi.
La fuga arriva, quando noi non possiamo fare altro che scappare da noi stessi.
I testi si capisce subito di che pasta siano fatti, e tutte le nevrosi di una persona, sono incastonate nel fatto che la nostra ombra ci intrappoli senza paura né dignità.
Le chitarre hanno quell’acido così sporco e intenso che è impossibile rimanere impassibili.
Un’apertura cazzuta.
Si prosegue con Heartland.
Il ritmo è già più incalzante e aggressivo e si sente al primo colpo.
Bisogna crederci, credere a tutto quello che siamo e che speriamo di essere in un futuro prossimo.
Voliamo leggeri e ci ritroviamo a ballare in un oscuro club di darkettoni ed emo dei primi anni 80.
La puzza di vomito nei bagni è forte e acre.Il pompino che ci hanno appena fatto è stato una sorta di benedizione, perchè l’MDMA sta facendo il suo effetto.
Hour of need
Track numero 3, che si riporta in posizioni di angoscia e introspezione.
La cosa stupenda di questo disco sono le atmosfere, che cambiano ad ogni brano, ma che riescono ad essere intense ed incontrastate a più non posso.
Il dolore è esistenziale e veritiero e non si fa nulla per nasconderlo.
In fin dei conti tutti cerchiamo di trovare il nostro spazio, ma è ben complicato farlo.
In sostanza questo disco è così.
Forte, deciso, pieno di emozioni.
Il disagio, l’amore, la voglia di cambiare ed uscire dal conformismo dove siamo tutti prigionieri.
Urla di dolore per la nostra libertà umana e sociale.
Missiles
La traccia più bella di tutto il disco senza se e senza ma.
Una critica forte e struggente alla società moderna e alla corsa agli armamenti nucleari.
Una continua rinascita musicale prima sprofondando verso gli abissi, poi tornando alla vita senza pregiudizi costituiti.
La voce di Borland è rabbia pura, emotività allo stato puro senza nessuna remora.
Who ever made those missiles?
Accompagnate il tutto con un bel Gin Italiano.
A Paolo che mi ha fatto scoprire i The Sound
Paolo era un mio amico. Io ero cliente, lui titolare, e il nostro spirito primordiale.
Eravamo vicini mentre le nostre vite bruciavano.
CHI HA FATTO QUESTI MISSILI?
Questi missili che ci hanno portato in questa situazione di crisi social- comportamentale?
E’ TUTTO cosi confuso e così semplice.
Abbiamo paura, per i missili che ci siamo sganciati in secoli di odio.
Aveva ragione Paolo.
Lui diceva sempre “Bello”, sorrideva sempre a tutto.
Aveva in corpo il male, ma ti trasmetteva solo il bene.
Era Paolo.
Era qualcosa di diverso. Di unico, inimitabile, senza alcun pregiudizio, alcuna alienazione e senza rancore verso nessuno.
Era Paolo.
Era un Missile.
E ci manca.
Eddaje.