In super esclusiva nazionale, Classifiche.cloud ha l’onore di intervistare Nicola Iacopetti, autore di Uomini di Pietra, considerato da accademici e storici come uno dei migliori romanzi ambientati sulle Alpi Apuane. Quest’intervista, che ci è stata concessa con grande gentilezza e disponibilità, ci porterà nei meandri della storia di una delle regioni che per troppo tempo è stata dimenticata dalla storiografia italiana. Andiamo a scoprire Uomini di Pietra | Il Miglior Libro Romanzo sulle Alpi Apuane.
Nicola, conosciamoci meglio: ti definisci “apuano”. Qual è la motivazione?
Sono nato a Pietrasanta, città d’arte e di marmo, ho abitato fino a 30 anni a Massa, la città più grande del comprensorio apuano, da alcuni anni vivo a Sarzana e a breve mi trasferirò a Luni. Non ho mai compreso appieno i vari campanilismi locali, anzi, credo che danneggino soltanto la possibilità di agire in sinergia e costruire una solida identità apuana o apuolunense. Credo sia importante al giorno d’oggi sentirsi parte di una comunità, riscoprire il senso di comunità. Ecco, non mi va di definirmi massese, carrarese, sarzanese etc…Apuano va benissimo, mi fa sentire parte di tutta questa meravigliosa terra: dal Golfo dei Poeti al Passo della Cisa fino alla Garfagnana, la Versilia e le Alpi Apuane.
Di cosa parla Uomini di Pietra?
Siamo in pieno Risorgimento, in una cava del versante massese delle Apuane. Il giovane Pietro, il protagonista della storia, lavora in cava con lo zio e sogna di fare il lizzatore. Ma tra crisi del commercio del marmo e primi rigurgiti di lotte operaie, la storia prende una piega inaspettata e Pietro si ritrova suo malgrado invischiato in brutti giri. In mezzo c’è ovviamente la storia d’amore con Emma, perché non c’è amore senza avventura e non c’è avventura senza amore.
Lizzatura Storica del Marmo ai Ponti di Vara – Carrara
C’è un nesso nella scelta del titolo?
Il libro contiene numerose critiche allo sfracello continuo delle Apuane. E sorge la classica domanda: preservare l’ambiente o preservare il lavoro? Credo che oggi i tempi siano maturi per un cambio di rotta che salvi le Apuane dalla distruzione preservando le migliaia di posti di lavoro di cavatori, camionisti, commercianti e di tutti gli operanti all’indotto.
Come nasce l’idea di una storia e come strutturi il tuo lavoro?
Beh, la storia nasce dalla “Storia”. Ho scelto di scrivere romanzi storici proprio perché è la Storia con la S maiuscola a suggerirmi, ad ispirarmi. Sono non solo i suoi protagonisti, ma anche quei personaggi di contorno, inventati ma ispirati a persone reali. Credo che la Storia sia un bacino enorme da cui attingere. È il lavoro di preparazione che si fa più complicato: libri, ricerche, archivi…nulla può e deve essere lasciato al caso. Ad esempio: nell’anno in cui sto ambientando la storia, c’erano già gli orologi da polso? Fumavano già le sigarette come le conosciamo noi?
Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scegliere il Risorgimento apuano?
La scelta del romanzo storico è legata anche alla volontà di diventare in qualche modo “divulgatore”. Scegliere il romanzo come mezzo per raccontare la Storia in modo alternativo, più accattivante. Dipingere i personaggi realmente esistiti nel loro essere più intimo, e quelli inventati nel loro essere “realistico”. Su questo bisogna studiare molto, non solo la vita dei personaggi “veri”, ma anche i vizi della gente comune, come vivevano, cosa facevano, come parlavano, a cosa pensavano nella loro quotidianità. Ho scelto il Risorgimento apuano perché è un periodo storico ricco di fascino, poco conosciuto e meritevole di essere approfondito. Soprattutto, è ricco di personaggi che hanno fatto la storia dell’Unità d’Italia.
Apuane – Le Montagne d’Acqua
E Per il futuro lo ammetto, ho già in mente qualcosa senza discostarmi troppo dal periodo storico prescelto. Forse andrò avanti di qualche anno, per entrare nel vivo delle lotte anarchiche apuane e soprattutto carraresi. Ma c’è tempo! Intanto mi godo questo esordio bis e se il riscontro dovesse essere positivo, mi rimetterò subito a lavoro!
Come è nato il rapporto con la tua attuale casa editrice Porto Seguro?
Cercavo una casa editrice libera, di quelle che decidono di investire su di te senza chiederti contributi per la stampa o altro. Cercando e provando tra le varie case editrici, loro sono stati i più rapidi a rispondermi, a farmi una offerta e a farmi la revisione del manoscritto in tempi record. Facendo, tra l’altro, un ottimo lavoro! È una casa editrice giovane e gestita da ragazzi e ragazze piene d’entusiasmo! Sara (la mia editor) è stata velocissima e molto paziente, soprattutto quando, dopo aver già eseguito l’impaginazione, mi sono accorto di averle inviato il file sbagliato e le è toccato rifare tutto da capo!
Il Canto Ritmico dei Cavatori di Marmo
Questa è la tua seconda pubblicazione a distanza di 6 anni dalla precedente: quanto è cambiato il tuo modo di scrivere?
Non è cambiato solo il mio modo di scrivere, sono cambiato anch’io. Quando scrissi il mio primo libro, ero contentissimo. Quando l’ho riletto dopo un paio d’anni, mi sono sentito un po’ in imbarazzo! Sembrava una raccolta di racconti per bambini più che un libro di leggende adatto a un pubblico più vasto. Credo di essere diventato meno sognatore e più cinico, e questo si nota anche nel nuovo romanzo, sicuramente meno fanciullesco e più crudo.
Per essere scrittori bisogna essere innanzitutto dei lettori: quali sono le tue letture preferite?
Da piccolo leggevo i Piccoli Brividi e Agatha Christie! Poi per un periodo ho smesso di leggere. Ho ricominciato all’università, approfondendo le varie materie che letture di saggi storico politici e filosofici. Così, riscoprendo il piacere della lettura, ho preso in mano Tolkien, Mauro Corona, Tiziano Terzani, Conrad…Se proprio dovessi scegliere un preferito, direi Tolkien, perché è lo scrittore del quale ho letto più libri e che più mi ha influenzato.
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